La Uilp, per conto di cinque pensionate e pensionati iscritti, ha avviato altrettante cause pilota, facendosi carico di tutte le spese.

Nell’individuazione dei ricorrenti abbiamo tenuto conto delle diverse aree geografiche del Paese e dell’appartenenza sia al settore pubblico sia al settore privato, per avere un gruppo rappresentativo di pensioni.

Il nostro obiettivo è arrivare alla pronuncia della Corte Costituzionale sulla illegittimità costituzionale dell’articolo della Legge di Bilancio che ha previsto il taglio.

Secondo la Costituzione infatti la perequazione automatica delle pensioni deve garantire nel tempo l’adeguatezza dei trattamenti e salvaguardare il loro valore reale rispetto all’inflazione. Eventuali riduzioni e modifiche della rivalutazione per esigenze di finanza pubblica devono essere ragionevoli e limitate nel tempo.

Quali sono i danni?

La rivalutazione non è un aumento, ma lo strumento principale per conservare nel tempo il valore delle pensioni.

La Legge di bilancio 2023, invece, alle pensioni di importo superiore a 4 volte il Trattamento minimo taglia la rivalutazione con percentuali che vanno dal 15% al 68%.

Questo comporta perdite significative sugli importi delle pensioni. Una pensione netta di circa 2.500 euro mensili, ad esempio, perde circa 1.500 euro nel solo 2023.

Il danno, inoltre, è permanente, perché si ripercuote in tutti gli anni successivi.

Ricorso contro il taglio della rivalutazione: quali sono le tappe?

Abbiamo terminato la prima fase del percorso, con l’invio all’Inps delle lettere di diffida dei cinque ricorrenti (si tratta di un passaggio obbligato).

Nei prossimi mesi procederemo alla seconda fase, con l’invio delle cause ai diversi Fori competenti, del Tribunale civile Sezione Lavoro nel caso dei pensionati del settore privato e della Corte dei Conti nel caso dei pensionati del settore pubblico.

L’obiettivo è poi ottenere, per entrambe le fattispecie di pensionati (del pubblico e del privato), la pronuncia della Corte Costituzionale.

Abbiamo deciso di avviare questo percorso perché vogliamo mantenere alta l’attenzione su questa ennesima ingiustizia (che interessa circa 3 milioni e mezzo di pensionati), decisa oltretutto in un momento di forte crescita dell’inflazione.

Le pensioni sono il frutto di anni di lavoro e di contributi.

Non è possibile che ogni volta che servono risorse si vadano a prendere dai pensionati. Non siamo un salvadanaio da rompere all’occorrenza!

Naturalmente, il nostro impegno è parallelamente rivolto anche alle pensioni di importo più basso, per le quali ad esempio chiediamo l’ampliamento della Quattordicesima con l’incremento delle somme per chi già la riceve e una significativa riduzione delle tasse.